Autostima: cos’è di preciso?
Come si riconoscono le persone che hanno un’alta stima di sé?
Come si riconoscono le persone che non si stimano?
Come si comportano? Affrontano le situazioni, oppure le evitano?
Come camminano? Come parlano? Come si muovono? Quale è il loro linguaggio del corpo?
Ma la domanda più importante di tutte è questa: possiamo modificare la nostra autostima, oppure è una cosa innata, che si possiede oppure non si possiede, e che non si può cambiare?
È qualcosa di statico o dinamico?
È omogenea o eterogenea, ovvero: si è sempre sicuri di sé al 100%, oppure è possibile esserlo in percentuali diverse, magari a seconda degli ambiti e delle situazioni?
Si può essere sicuri di sé al lavoro e insicuri, per esempio, nelle relazioni amorose?
Ma soprattutto: come si migliora la propria autostima?
Questa è la domanda che mi rivolgono sempre più spesso.
Quale è la risposta?
Molte persone vanno dallo psicologo dicendo che vogliono aumentare la propria bassa autostima.
Pensano che si possa “lavorare sull’autostima” e che, se avessero un’autostima più alta, riuscirebbero a fare più cose, affrontare meglio le sfide, rispondere adeguatamente ai conflitti.
Tuttavia, non è possibile partire da un lavoro sull’autostima: invece, si lavora sulle situazioni dove essa si esprime per arrivare a migliorare la fiducia in se stessi.
<<Dobbiamo imparare a concepire l’autostima non come punto di partenza, ma come punto d’arrivo.>>
Per tante persone dovrebbe essere un punto di partenza per stare bene, per me, invece, è un punto d’arrivo. Ma cosa significa?
Significa che non dobbiamo lavorare per prima cosa sull’autostima, ma, piuttosto, sugli altri aspetti che fanno che ci sentiamo più bravi e più capaci, più realizzati.
Per capire meglio questo concetto dobbiamo rispondere a questa domanda: ” Come mi comporterei se fossi sicuro di me, sicuro di essere in grado di fare questa o quella attività, e che cosa farei di diverso dal solito, se avessi fiducia nelle mie capacità, rispetto di me stessa/o e degli altri?
Questa è la prima domanda alla quale dobbiamo trovare la risposta.
In alternativa, possiamo sottoporci alla tecnica della “Miracle Question” ovvero “Domanda del Miracolo”:
– “Immagina di tornare a casa, cenare, prepararti per andare a dormire. Durante la notte, per magia, tutti i tuoi problemi sono svaniti e adesso sei una persona con una buona autostima, che ha fiducia nelle proprie capacità, che sa valorizzare le proprie doti, che rispetta se stessa e i propri valori. Cosa farai di diverso, quando ti sveglierai la mattina e noterai che hai un’alta autostima? Quali saranno i tuoi nuovi pensieri? Dove e con chi passerai il tuo tempo, se fossi già diventato una persona che si fida di sè?”
Queste domande aiutano lo psicologo a capire come si comporta la persona prima di iniziare il percorso insieme – quali sono i suoi pensieri negativi, che atteggiamento ha nei confronti di se e degli altri. In base a questo, con lo psicoterapeuta si costruisce il percorso che porta, modificando il proprio modo di percepire e reagire al mondo circostante, ad avere una buona autostima, un’autostima giusta.
Per questo motivo, è possibile raggiungere una sana autostima soltanto alla fine del percorso, non all’inizio.