Terapia Breve Strategica : è un intervento terapeutico breve e focalizzato  all’estinzione dei disturbi presentati dal paziente.

Questo approccio non rappresenta una terapia superficiale e sintomatica, ma un intervento radicale, poichè mira alla ristrutturazione delle modalità attraverso le quali ognuno costruisce la propria realtà, che poi inevitabilmente subisce. Con i metodi e le tecniche proposte dalla terapia breve strategica, è possibile trovare soluzioni

in tempi relativamente brevi, con una media di 7 sedute
pratiche e risolutive,
se costanti nel tempo.

Lavorando con le persone utilizzo diversi strumenti:

Le tecniche, le manovre

Dall’inizio degli anni ’90 sono stati costruiti ( e sono in continua evoluzione) svariati protocolli per la cura di diversi disturbi invalidanti. Protocolli permettono di mantenere un’efficacia elevata del trattamento.

La relazione

Una parte più importante e da altra parte più difficile da costruire con paziente. Richiede da parte del terapeuta una dose dell’empatia, ascolto attivo, intuizione e creatività.

La comunicazione

Attraverso il dialogo strategico, siamo in grado di individuare il problema (le tentate soluzioni) e trovare le soluzioni in tempi brevi. Il nostro modo di comunicare con paziente basa su 5 assiomi di comunicazione di P. Watzlawick descritti nel libro: “La pragmatica della comunicazione umana”.

La terapia strategica è focalizzata su:

  1. Spesso chi soffre di un disturbo ha già cercato e continua a cercare di risolvere i propri problemi, magari con l’aiuto delle persone interono a sè, ma senza successo e con una collezione di tentate soluzioni fallimentari che non fanno altri che alimentare maggiormente il problema;
  2. Come è possibile cambiare tale situazione problematica nella maniera più rapida ed efficace, vale a dire: quali sono le strategie o gli stratagemmi che possono produrre esperienze percettivo-reative alternative?

Dopo aver concordato con il paziente gli obiettivi della terapia, si costruiscono, sulla base di questi, le strategie terapeutiche mirate a infrangere le modalità di persistenza al problema.
Il terapeuta, invece di indottrinare il paziente con la propria teoria ed il proprio o linguaggio, cerca di entrare nella logica di questi e di usarne lo stesso linguaggio e le medesime modalità di rappresentazione del mondo per riuscire ad aggirare le sue resistenze al cambiamento.

Psicoterapeuta ufficiale - Agata Rakfalska

L’intervento breve strategico verso i problemi psicologici ha queste caratteristiche:

Mira a produrre cambiamenti e miglioramenti sostanziali e duraturi.
I dati presentati nella seguente tabella rappresentano i risultati dall’applicazione di interventi strategici condotti su oltre 10.000 casi nell’arco di vent’anni, presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, del Prof. Giorgio Nardone e presso gli studi affiliati distribuiti in tutta Italia e nel mondo (Nardone, Portelli, 2005).

Efficacia: 86% casi risolti
Rapidità: risoluzione dei problemi con una media di 7 sedute
Mantenimento del cambiamento nel tempo

l’intervento si focalizza su l’obiettivo concreto concordato col cliente.
Si interviene sul problema e sui meccanismi che lo mantengono, evitando interpretazioni sul “perché esiste”, sulle cause che lo hanno generato. Individuando e applicando soluzioni funzionali, aiuta la persona a risolvere le proprie difficoltà nel più breve tempo possibile.

Oltre al superamento dei sintomi del problema, l’intervento strategico mira a creare un nuovo equilibrio nella vita della persona ed a mantenerlo nel tempo.

Il metodo breve strategico non utilizza farmaci, ma solo i metodi psicologici rivolti alla soluzione del problema.

L’intervento e’ applicabile in diversi ambiti, non solo patologici, ma anche nel campo lavorativo, familiare, relazionale, sociale.

Efficace

Mira a produrre cambiamenti e miglioramenti sostanziali e duraturi.
I dati presentati nella seguente tabella rappresentano i risultati dall’applicazione di interventi strategici condotti su oltre 10.000 casi nell’arco di vent’anni, presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, del Prof. Giorgio Nardone e presso gli studi affiliati distribuiti in tutta Italia e nel mondo (Nardone, Portelli, 2005).

Efficacia: 86% casi risolti
Rapidità: risoluzione dei problemi con una media di 7 sedute
Mantenimento del cambiamento nel tempo

Breve e focale

l’intervento si focalizza su l’obiettivo concreto concordato col cliente.
Si interviene sul problema e sui meccanismi che lo mantengono, evitando interpretazioni sul “perché esiste”, sulle cause che lo hanno generato. Individuando e applicando soluzioni funzionali, aiuta la persona a risolvere le proprie difficoltà nel più breve tempo possibile.

Radicale

Oltre al superamento dei sintomi del problema, l’intervento strategico mira a creare un nuovo equilibrio nella vita della persona ed a mantenerlo nel tempo.

Non farmacologico

Il metodo breve strategico non utilizza farmaci, ma solo i metodi psicologici rivolti alla soluzione del problema.

Flessibile

L’intervento e’ applicabile in diversi ambiti, non solo patologici, ma anche nel campo lavorativo, familiare, relazionale, sociale.

Cenni storici del approccio Breve Strategica
Vuoi approfondire il tema della terapia breve strategica e il suo trattamento dei diversi disturbi, clicca qui.

FAQ

Qui rispondo alle domande più frequenti legati al tema della terapia breve strategica:

Quanto dura una terapia breve strategica?

L’esatta durata della terapia varia a seconda delle situazioni. Nella maggior parte dei casi tale forma di intervento induce i primi cambiamenti gia a partire dalle prime sedute del trattamento. I pazienti sentono un cambiamento effettivo sia nella loro vita familiare, sia in quella lavorativa gia dopo 10 sedute. Se il terapeuta strategico alla decima seduta nota che l’approccio al problema da parte del paziente rimane invariato, indirizza la persona verso un collega piu esperto o dal diverso orientamento professionale.

Quale è la frequenza delle sedute?

Nelle prime fasi del trattamento le sedute di terapia strategica possono essere sia a cadenza settimanale che quindicinale, a seconda del tipo di problema presentato e delle esigenze della persona stessa. Una volta ottenuto lo sblocco del disturbo, che rappresenta  il primo sostanziale miglioramento, le sedute vengono dilazionate per permettere alla persona di sperimentare nella propria vita quotidiana le ritrovate risorse e capacità, evitando che venga a crearsi una forte dipendenza dalla figura del terapeuta. La terapia si conclude infine con 3 controlli (follow-up) condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, per verificare il mantenimento del risultato nel tempo.

Quanto dura una seduta?

La durata di una seduta di terapia strategica non è mai predeterminata, ma varia di volta in volta a seconda delle diverse esigenze della persona in terapia, della fase del trattamento in cui si trova e del tipo di problema presentato. La durata della seduta può quindi variare ampiamente da un’ora o più (nei primi incontri) fino a venti minuti (generalmente nelle fasi avanzate del trattamento), a seconda della valutazione del terapeuta riguardo all’avvenuto raggiungimento degli obiettivi di ciascun incontro.

La terapia breve strategica fornisce risultati duraturi nel tempo?

Come emerge chiaramente dai follow-up condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, la presenza di ricadute è minima e generalmente non si verifica il ripresentarsi dei sintomi. I risultati delle ricerche effettuate su migliaia di casi che sono stati trattati con la terapia breve strategica negli ultimi 15 anni, sia dal Prof. Giorgio Nardone che dai terapeuti affiliati, hanno mostrato non solo un’elevata efficacia dell’intervento valutata alla fine del trattamento, ma anche e soprattutto il mantenersi di tali risultati nel tempo.

La terapia breve strategica prevede l'utilizzo di farmaci?

La terapia breve strategica è un intervento di tipo psicoterapeutico e, come tale, non prevede l’ausilio di farmaci. Qualora il paziente arrivasse in terapia con una cura farmacologica in corso, si suggerisce di proseguire con questa seguendo le indicazioni del proprio medico o psichiatra. Nelle ultime fasi di terapia lo psicologo, insieme col collega psichiatra, in accordo con paziente, cercherà di ridurre gradualmente l’ utilizzo dei farmaci, fino ad arrivare ad una completa interruzione dell’assunzione.

La terapia breve strategica funziona davvero?

Dalle ricerche effettuate presso il Centro di Terapia Breve Strategica (Nardone, Portelli, 2005; Nardone, Balbi, 2008) emergono i seguenti risultati, riguardanti la valutazione dell’efficacia dei trattamenti strategici:
Disturbi d’ansia (nel 95% dei casi)

  • disturbo da attacchi di panico con e senza agorafobia
  • disturbo d’ansia generalizzato
  • fobia sociale
  • disturbo post-traumatico da stress
  • fobie specifiche

Depressione (nell’89% dei casi)

  • nelle sue differenti forme


Problemi dell’infanzia e dell’adolescenza (nell’82% dei casi)

  • disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività
  • disturbo oppositivo – provocatorio
  • mutismo selettivo
  • disturbo da evitamento
  • ansia da prestazione
  • fobia scolare
  • disturbo da isolamento

Disordini alimentari (nell’83% dei casi)

  • anoressia
  • bulimia
  • vomiting
  • binge eating

Disturbi sessuali (nel 91% dei casi)

  • difficoltà di erezione
  • eiaculazione precoce
  • vaginismo e dispaurenia
  • disturbi del desiderio

Problemi relazionali nei diversi contesti (nell’82% dei casi)

  • coppia, famiglia
  • lavoro, sociale

Disturbi legati all’abuso di Internet (nell’80% dei casi)

  • information overloading addiction
  • shopping compulsivo in rete
  • on-line gambling (scommesse in rete)
  • trading on-line compulsivo
  • dipendenza da chat
  • dipendenza da cybersesso

Questi dati emergono dalle ricerche condotte su più di 10.000 casi trattati nell’arco di quindici anni presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, diretto dal Prof. Giorgio Nardone.

Una persona a me cara ha dei problemi, ma non vuole rivolgersi ad uno specialista. Cosa posso fare?

Può succedere. La famiglia, se adeguatamente indirizzata, può svolgere un ruolo fondamentale nell’ aiutare il trattamento del disturbo. Ci sono due possibilità di collaborazione e durante il primo incontro con i familiari sono valutate entrambe. Lo psicologo può fornire indicazioni su cosa fare per cercare di coinvolgere nei colloqui la persona che presenta il disturbo, e, se questa continua a rifutarsi di farlo, si utilizzerà l’intervento indiretto. Esso consiste nel dare indicazioni concrete al familiare sul da farsi, su come comportarsi con chi ha il problema. Il familiare diventa cosi un vero e proprio “alleato” dello psicologo. Ne può conseguire una richiesta da parte della persona sofferente di poter partecipare in prima persona ai colloqui, oppure, se questo non dovesse avvenire, si proseguirà utilizzando semplicemente l’intervento indiretto.