Per sensazioni si intendono le reazioni fisiologiche, quello che noi tendiamo a fare è di andare a controllare queste che di solito essendo fisiologiche sono anche spontanee. Nel momento in cui cerchiamo di renderle volontarie le roviniamo:
La persona che soffre di attacchi di panico, di solito avverte in seguito a un particolare evento, delle alterazioni fisiologiche (aumento del battito cardiaco, della respirazione, sudorazione ecc…) e cerca di controllarle, e proprio il tentativo di controllarle fa si che queste alterazioni aumentino causando un maggiore spavento. Si crea quindi un circolo vizioso che porta allo scatenarsi dell’attacco di panico.
La strategia riguardo le reazioni fisiologiche (ansia, timore di arrossire ecc…) prevede un’amplificazione volontaria di quella determinata sensazione; si chiede alla persona di calarsi ogni giorno per mezz’ora nelle sue peggiori fantasie, di ricercare le sensazioni più ansiose, di aggravare il sintomo, e quello che succede è che la persona cerca di amplificare quella che è la sua ansia, ma non riesce a stare male e l’ansia si riduce. I cinesi definiscono questo stratagemma: “spegnere il fuoco aggiungendo legna” perché il modo migliore per spegnere un fuoco è quello di aggiungere molta legna in modo da farlo soffocare, quindi aumentare per ridurre.
All’interno di questo filone delle sensazioni ci sono altre problematiche tra cui quella del sonno, non tanto l’insonnia che prevede che la persona si svegli di notte con la testa popolata di pensieri, quanto piuttosto il fenomeno per cui una persona si sveglia e inizia a guardare l’orologio e a dirsi “devo dormire, se no domani come farò?”. Più se lo dice più non ci riesce perché va a intervenire su un processo del tutto spontaneo rovinandolo. Infatti molte persone che si ostinano a dire “devo dormire” si addormentano poi verso le 5 del mattino quando “oh ormai è mattina, non si dorme”. Il metodo migliore è proprio quello di intervenire sulle nostre strategie disfunzionali: il “devo” in questo caso è disfunzionale perché è proprio ciò che ti tiene sveglio, perciò in questo caso si consiglia di provare a dormire per 20 minuti, dopo di ché alzarsi e fare qualcosa di estremamente noioso (es. Nel caso delle donne potrebbe essere stirare) finché non sopraggiunge di nuovo la sensazione di stanchezza, a quel punto si torna a letto e nel caso nel giro di 20 minuti non ci si riaddormenti, ci si rialza a fare qualcosa di noioso e così via.
Un altro tema molto presente è quello della paura “di farsela addosso”: spesso si verifica in seguito a un evento che mette un po’ di agitazione (es. Devo uscire, vado in bagno, e se ricapita mentre sono fuori?—> profezia catastrofica). Le tentate soluzioni delle persone ansiose sono quelle di evitare, cioè se evito le situazioni ansiogene eviterò questo problema. Altri cercano di controllare queste sensazioni che però sono di tipo fisiologico e quindi involontarie e incontrollabili. Altre ancora cercano di prevenire il problema pensando che se la fanno prima eviteranno l’insorgere del problema quando sono fuori e quindi progettano la loro giornata in base a questo: usciranno solo dopo averla fatta.
Il problema è che chiaramente dopo averla fatta l’ansia si riduce, perché la persona si sente più tranquilla e libera di uscire,quindi apparentemente questa soluzione di farla prima funziona. La persona a questo punto inizia a farlo tutti i giorni finché nel giro di 3/6 mesi il cervello cambia i circuiti sinaptici, per cui quella che all’inizio è una strategia che tu scegli di adottare, diventa una compulsione che non puoi smettere di fare. Diventa quindi un circuito compulsivo o ancora peggio ossessivo-compulsivo.
Come potete immaginare con la tecnica della “Peggiore Fantasia” e altre strategie psicologiche è possibile risolvere questi problemi in tempi brevi.